La lezione di Tanya di oggi 18 Tishrei 5786 · 10 ottobre 2025
Igheret
HaKodesh, metà della Lettera 22
Parte (b)
La seguente lettera è stata inserita
dai compilatori di Iggeret HaKodesh — “dopo la pubblicazione delle prime
edizioni (vedi elenco)”, come sottolinea il Rebbe — come appendice alla Lettera
XXII, Parte (a). Il collegamento, tuttavia, non è immediatamente evidente.
Forse risiede nel passaggio iniziale della Parte (a), il passaggio che non
compare in questa raccolta,1 in cui l'Alter Rebbe lamenta che le
questioni materiali occupano troppo del suo tempo — poiché questo tema ricorre
anche nella lettera che abbiamo davanti.
אהוביי
אחיי ורעיי
Miei amati, miei fratelli e amici:
Con queste parole l'Alter Rebbe si
rivolge ai suoi chassidim.
מגודל
טרדתי אשר הקיפו עלי יחד, וסבוני כמים כל היום וכל הלילה, תמיד לא יחשו
A causa dell'immensità delle mie
preoccupazioni² che³ “mi circondano tutte insieme” e “mi avvolgono come
l'acqua” - “tutto il giorno e tutta la notte, senza mai dare tregua”⁴
לא אוכל
מלט משא לאמר עם הספר כל אשר בלבבי
Non riesco a liberarmi del peso5
di scrivere tutto ciò che ho nel cuore.
אך בקצרה
באתי כמזכיר ומחזיר על הראשונות בכלל
In breve, tuttavia, vengo come uno che
ricorda e6 “ripeto argomenti precedenti” in generale,
ובפרט
אל המתנדבים בעם
in particolare a7 “coloro
del popolo che si offrono volontariamente [in preghiera]”, oltre la misura
consueta,
לעמוד
על העבודה, זו תפלה
che dovrebbero rimanere saldi nel loro
servizio [divino], ovvero nella preghiera, che i Saggi chiamano8
“servizio del cuore”, una forma di servizio divino che agisce nel cuore e sul
cuore,
בקול
רם
[e pregare] ad alta voce,9
להתחזק
מאד בכל עוז ותעצומות, נגד כל מונע מבית ומחוץ
rafforzandosi vigorosamente, con tutte
le loro forze e il loro potere, contro qualsiasi ostacolo interno o esterno,
ביד
חזקה, כמשמעו
con una “mano forte”, chiaramente e
semplicemente.
שהוא
רצון יריאיו, אשר למעלה מן החכמה והתבונה אשר נתן ה׳ בהמה לדעת לעשות את כל אשר צוה
ה׳ בהשכל ודעת
Questo [servizio] si riferisce10
alla “volontà di coloro che Lo temono”; ciò trascende la saggezza e la
comprensione di cui Dio li ha dotati affinché possano conoscere e fare tutto
ciò che Egli ha comandato, con intelligenza e discernimento.
La saggezza e la comprensione sono doni
di Dio; come diciamo nelle preghiere quotidiane,11 “È Tu che concedi
generosamente il discernimento all'uomo...”. Per quanto riguarda la facoltà
superiore della volontà, tuttavia, spetta all'iniziativa di ogni ebreo timorato
di Dio suscitarla in sé accettando il giogo del cielo.
רק רצון
פשוט, ורוח נדיבה
[Ci dovrebbe essere] solo una volontà
semplice, non complicata dalla forma particolare o dai limiti che
caratterizzano una volontà generata intellettualmente, e uno spirito di
volontaria dedizione a sé stessi,
בכל
איש אשר ידבנו לבו לעבוד עבודה תמה, לעשות נחת רוח ליוצרו
in ogni uomo il cui cuore lo spinge a
servire12 «un servizio completo», [con l'unico intento] di procurare
gratificazione al suo Creatore.
ועל
זה נאמר: כי עם קשה עורף הוא, וסלחת
Di questo [grado sovrarazionale di
volontà] è scritto:13 “Poiché questo è un popolo dal collo duro, e
Tu dovresti perdonare” — cioè, perché sono un “popolo dal collo duro”.14
Questa loro volontà ostinata e sovrarazionale giustifica il loro perdono, —
כי הסליחה
היא גם כן למעלה מן החכמה
perché anche il perdono trascende la
saggezza.
Proprio come la volontà di un mortale
vola libera, senza essere ostacolata dal suo intelletto, così anche, in Alto:
la fonte divina del perdono trascende la Saggezza Superna.
כי שאלו
לחכמה כו׳
Così [è scritto],15
«chiesero alla Saggezza [quale dovesse essere il destino dell'anima che
pecca]». L'attributo della Saggezza stabilì che un'anima peccatrice dovesse
essere giudicata e punita; non ammise il pentimento e il perdono.
ומשה
רבינו, עליו השלום, ביקש מדה כנגד מדה ודי למבין
Così anche Mosè, nostro Maestro, la
pace sia con lui, invocò¹⁶ «misura per misura»; e questo è sufficiente
per chi ha discernimento.
Mosè supplicò Dio di concedere il
perdono nella stessa misura in cui un individuo si pente con una semplice
volontà che trascende la sua comprensione; desiderava che il pentimento
dell'uomo suscitasse e invocasse in questo mondo la fonte divina del perdono
che allo stesso modo trascende la Saggezza Superna.
* * *
NOTE
1. Appare per intero in Igrot Kodesh (Lettere) dell'Alter
Rebbe (Kehot, N.Y., 1987), p. 53.
2. Nota del Rebbe: “Le prime edizioni dovrebbero essere
scansionate, perché dalla continuazione di questa frase ci si aspetterebbe la
forma plurale (טרדותי)”.
3. Nota del Rebbe: “[Le due frasi citate sono] una parafrasi
di Tehillim 88:18 - in ordine inverso, come molte delle espressioni che
seguono”.
4. Cfr. Yeshayahu 62:6.
5. Testo ebraico corretto secondo Luach HaTikkun. La
metafora è presa in prestito da Yeshayahu 46:2; vedi Rashi lì.
6. Cfr. Keritot 8a.
7. Shoftim 5:9; sul collegamento con la preghiera vedi Rashi
lì.
8. Taanit 2a.
9. Lo Shemoneh Esreh, ovviamente, viene sempre recitato
sottovoce, tranne nei Giorni del Timore; vedi Shulchan Aruch 101:2-3 dell'Alter
Rebbe.
10. Salmo 145:19.
11. Siddur Tehillat HaShem, p. 53.
12.Cfr. Yoma 24a.
13. Esodo 34:9.
14. Nota del Rebbe: “Da ciò comprendiamo che la loro
‘testardaggine’ è una caratteristica positiva”.
15. Talmud
Yerushalmi, Makkot 2:6.
16. Devarim Rabbah 11:9.
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