lunedì 27 ottobre 2025

La lezione di Tanya di oggi 6 Cheshvan 786

 La lezione di Tanya di oggi 6 Cheshvan 786 · 28 ottobre 2025

Igheret HaKodesh, metà della Lettera 26

L'Alter Rebbe ora sottolineerà che una lettura attenta del brano tratto da Ra'aya Mehemna rivela che non sono le leggi stesse né il loro studio ad essere definiti l'Albero della Conoscenza del Bene e del Male. Piuttosto, questo termine è applicato al cibo vero e proprio o ad altre cose che sono proibite o permesse e che traggono la loro forza vitale dal kelipat nogah — poiché questo è l'Albero della Conoscenza del Bene e del Male, come verrà presto spiegato.

אך באמת, כשתדקדק בלשון רעיא מהימנא דלעיל

Ma in verità, se si esamina attentamente il testo sopra citato di Ra'aya Mehemna —

ואילנא דטוב ורע, דאיהו איסור והיתר כו׳

E l'Albero della [Conoscenza del] Bene e del Male, cioè il divieto e il permesso...” —

ולא אמר תורת איסור והיתר, או הלכות איסור והיתר

[noterete che] non dice “gli insegnamenti (cioè lo studio delle materie) del divieto e del permesso”, né “le leggi del divieto e del permesso”, il che suggerirebbe che essi siano (Dio non voglia) l'Albero della Conoscenza del Bene e del Male.

אלא רצה לומר, דגוף דבר האסור והדבר המותר, הוא מאילנא דטוב ורע

Piuttosto, significa dire che la cosa effettiva che è proibita, o la cosa che è permessa, è dell'Albero del Bene e del Male,

שהוא קליפת נוגה, כמו שכתוב בעץ חיים

cioè, di kelipat nogah, come affermato in Etz Chayim.1

וזהו לשון אסור, שהקליפה שורה עליו, ואינו יכול לעלות למעלה, כדבר המותר

Questa, infatti, è la radice di “assur” (che significa “proibito”; letteralmente, “vincolato”): la kelipah aleggia sopra [la cosa proibita] in modo che non possa elevarsi alla santità come quella che è “muttar” (che significa ‘permesso’; letteralmente, “non vincolato”);

דהיינו, שאינו קשור ואסור בקליפה

[mentre “muttar”] significa che [un oggetto permesso] non è legato e vincolato (“assur”) alla kelipah che lo ancorerebbe,

ויוכל לעלות על ידי האדם האוכלו, בכוונה לה׳

ed è [quindi] in grado di ascendere per mezzo della persona che lo mangia con la mente rivolta a Dio, ad esempio, per avere la forza di servirLo.

וגם בסתם

Lo stesso vale quando non c'è un intento specifico,

כל אדם העובד ה׳, שבכח האכילה ההיא לומד ומתפלל לה׳

con qualsiasi persona che serve Dio, che studia [la Torah] e prega Dio con l'energia derivata da questo mangiare,

ונמצא שנעשו אותיות התורה והתפלה העולה לה׳, מכח הנברר מהמאכל ההוא

in modo che le lettere della Torah e della preghiera che ascendono a Dio siano formate dall'energia distillata da quel cibo.

In altre parole, la forza vitale che deriva dal kelipat nogah viene così elevata a Dio.

וזהו בחול

Questo vale durante la settimana: affinché il cibo consumato nei giorni feriali sia elevato, deve essere utilizzato per la Torah o la preghiera.

אבל בשבת, שיש עליה לקליפת נוגה בעצמה, עם החיצוניות שבכל העולמות

Ma nel Sabbath, il kelipat nogah stesso viene elevato, insieme all'aspetto esterno di tutti i mondi, poiché il Sabbath è caratterizzato dall'“elevazione dei mondi” (aliyat haolamot).2

לכן מצוה לאכול כל תענוגים בשבת

È quindi una mitzvah mangiare ogni genere di cose piacevoli durante lo Shabbat, per amore dell'oneg Shabbat (“godersi lo Shabbat”), indipendentemente dal fatto che ciò dia la forza di servire Dio,

ולהרבות בבשר ויין

e di consumare più carne e vino del solito,

אף שבחול נקרא זולל וסובא

anche se nei giorni feriali si verrebbe definiti golosi e ubriaconi.

מה שאין כן בדבר איסור

È diverso con una cosa proibita.

שאינו יכול לעלות, לא בשבת ולא בחול, גם כשמתפלל ולומד בכח ההוא

Non può ascendere [alla santità], né nel sabato né nei giorni feriali, anche se si pregasse e si studiasse con quell'energia, cioè con l'energia derivata dal mangiarlo3׳

אם לא שאכל לפיקוח נפש, שהתירו רז״ל, ונעשה היתר גמור

a meno che non si mangi per salvare una vita in pericolo, cosa consentita dai nostri Saggi, di benedetta memoria, così che [il cibo] diventi [interamente]4 lecito.

אבל הלימוד בתורה, אף הלכות איסור והיתר, טומאה וטהרה

Ma lo studio della Torah, anche le leggi di issur e hetter, impurità e purezza, cioè non gli oggetti ma le leggi che li riguardano,

שהם המשניות וברייתות שבגמרא

che sono le Mishnayot e le Beraitot nella Ghemara che affrontano questi temi,

ופוסקים, המבארים ומבררים דבריהם להלכה למעשה

e i codificatori che spiegano e chiariscono le loro parole per l'applicazione pratica,

הן הן גופי תורה שבעל פה

Questi costituiscono il corpo della Torah orale,

שהיא ספירת מלכות דאצילות, כדאיתא בזהר הקדוש, במקומות אין מספר

che è la Sefirah di Malchut nel [Mondo di] Atzilut, come affermato in innumerevoli punti del sacro Zohar.

ובריש תיקונים: מלכות: פה, ותורה שבעל פה קרינן לה

Allo stesso modo è scritto all'inizio dei Tikkunim,5 “Malchut (lett. ‘sovranità’) — che è la Bocca, che noi chiamiamo Torah orale”.

ובאצילות, איהו וגרמוהי חד בהון

E in Atzilut, “Lui e le Sue causalità (garmohi; letteralmente, ‘organi’) sono uno in loro”. Cioè, la luce [infinita] di Ein Sof, i vasi (kelim) che emanano da Lui, e così anche i Suoi attributi, sono tutti uno con Lui — nelle Sefirot.6

דהיינו, שאור אין סוף ברוך הוא מתייחד באצילות בתכלית היחוד, שהוא ורצונו וחכמתו המלובשים בדבורו, שנקרא מלכות, הכל אחד

Cioè, la luce [infinita] di Ein Sof si unisce in Atzilut in un'unità assoluta, così che Lui, la Sua volontà e la Sua saggezza - investite nella Sua parola, che è chiamata Malchut - sono interamente uno.

Questo livello indivisibile di Divinità non può quindi essere descritto in termini composti, come l'Albero della Conoscenza del [sia] Bene che del Male. E le leggi della Torah orale - nella Mishnayot, nella Beraitot e nei codici legali - che si riferiscono alla Sefirah di Malchut nel Mondo di Atzilut, partecipano della stessa unità indivisibile. Queste leggi non possono quindi essere descritte in termini di Albero della Conoscenza del [bene e del] male.

* * *

NOTE

1. Shaar 49, cap. 2.

2. Nota del Rebbe: “Per quanto riguarda quanto sopra, confronta la formulazione dello stesso Alter Rebbe (in Torah Or, Parshat Chayei Sarah) e vedi il commento dello Tzemach Tzedek (stampato come appendice alle edizioni Kehot di Torah Or)”.

3. Cfr. Tanya, cap. 7.

4. Vedi l'Addendum a questo capitolo.

5. Tikkunei Zohar, p. 17a (nell'Introduzione che inizia con Patach Eliyahu).

6. Questi termini sono spiegati sopra, all'inizio della Lettera 20 (Vol. IV della presente serie, p. 357).

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