sabato 19 luglio 2025

Matot-Masei

 Matot-Masei

  Questi sono gli spostamenti dei figli di Israele per il deserto.

Il mondo può essere davanti ai nostri occhi un gran deserto, un oggetto vago, indeterminato davanti al quale non sentiamo nessun compromesso o, la sfida nel trasformarlo in una gran oasi.

Tutti, in un modo o in un altro, lottiamo per costruire e preservare la nostra oasi personale. Ma quando dimentichiamo che anche il prossimo necessita il suo proprio spazio vitale tutti le oási corrono il pericolo di sparire. 

 

Il bene per tutti 

 

Le ideologie "salvatrici" sono sempre state quelle che vincolano alcuni individui e generano resistenze in altri. Tutte le lotte successe nella storia si basano su un'ideologia "salvatrice". Quello che rappresenta ideale per alcuni per altri significa un'imposizione che respingono. Non è sorta un'ideologia che gli uomini accettino, malgrado la maggioranza cerca la stessa cosa. L'unica idea che potrebbe contare sull'appoggio della maggioranza sarebbe: "Il bene per tutti". 

La sfida sarebbe allora come implementare quell'obiettivo. 

"Il bene per tutti" trascende gli elementi particolari che conformano ad ogni individuo, cultura e nazione. È l'unica ideologia che può offrirci la possibilità di una sfida universale.  

Se tutti decidessimo in questo momento che siamo disposti ad accettare il compromesso di riuscire a portare "il bene per tutti" che è la cosa essenziale, cosa succederebbe? Sorgerebbero ideologie che definirebbero cosa significa "il bene per tutti", stabilendo i modelli da seguire e il modo di raggiungerli. In poco tempo staremmo dove stiamo ora, poiché ognuno finirebbe per aderire a questa o quella corrente. Tradotto nella nostra realtà sono le diverse culture, religioni, filosofie, etc. che definiscono a loro modo quello che consiste "il bene per tutti". 

 

Spiritualità e responsabilità  

 

La vera spiritualità è innanzitutto responsabilità. Pretendere di ridurre la spiritualità ad un mero sentirsi bene sarebbe come prescrivere calmanti davanti ad un'epidemia; così non potremmo mai curare qualcuno né fermare l'espansione della malattia. La malattia è l'egoismo e l'antidoto l'altruismo. Fino a che non attacchiamo la causa della malattia e smettiamo di perdere il tempo prescrivendo calmanti che non fanno più che dissimulare i sintomi, continueremo ad alimentare un'illusione, mentre l'umanità agonizza di egoismo. 

 

Idolatria, assuefazioni e calmanti spirituali 

 

L'egoismo è la causa di ogni falsa spiritualità, denominata idolatria nel linguaggio spirituale di Israele. L'idolatria segnala le assuefazioni, i calmanti che non fanno più che farci perdere l'opportunità di recuperare la salute. L'idolatria che tanto combatte la Torá è l'illusione che certi esercizi respiratori, determinate posizioni corporali, il culto alla divinità, angeli e santi potranno "salvarci" senza dover fare nessun sforzo personale per trascendere il nostro egoismo.  

Superare l'idolatria significa trascendere le illusioni ed assumersi le responsabilità.  

L'idolatria riveste l'egoismo in spiriti e forze misteriose che devono essere esorcizzate e che leader demagogici sfruttano per creare deliri collettivi, istigazioni a guerre sante e rivoluzioni; in sintesi la manipolazione delle masse a partire dall'ignoranza e la paura.  

 

Il mio è tuo, il tuo è tuo 

 

Quando il piano materiale-sensoriale si trasforma nell'obiettivo finale sbocchiamo in una stretta percezione della realtà e di noi stessi. 

L'ideale che tutti devono riuscire in accordo alla Torá è "il mio è tuo ed il tuo è tuo". L'egoismo idolatra, invece, proclama "il mio è mio ed il tuo è tuo". Questo porta ad un apparente "rispetto" verso il prossimo, ma incentiva l'indifferenza e l'egoismo; poiché ognuno definisce per sé "che cosa" è il suo e "che cosa" è il tuo essendo questa la fonte di tutti i conflitti. 

 

La giustizia 

 

In accordo alla Torá la giustizia è: "il mio è tuo ed il tuo è tuo", come l'espresse Rabbi Akiva, il gran Saggio del Talmud e maestro di Rabí Shimón Bar Iochái, autore dello Zóhar. "Il mio è tuo" significa che quello che io possiedo come individuo, non è che per aiutare il mio simile. Come l'albero che è stimato per il frutto che dà, la stessa cosa succede con l'uomo: è superiore quanto più dà di sé alla società.  

 

"Il tuo è tuo" rinforza il "mio è tuo"; poiché quando tutti collaboriamo col nostro simile e la comunità senza aspettare ricompensa, tutti c'avvantaggiamo. Se solo io mi occupo del mio, solo una persona può aiutarmi: io stesso. Al contrario, quando ognuno pensa di aiutare il prossimo, si espande il senso di responsabilità e sorgono migliaia disposti a collaborare.  

 

Quello che ho, quello che sono 

 

L'egoismo aumenta la nostra dipendenza verso il mondo materiale trasformandolo in un fine in sé stesso. In generale, il nostro desiderio è incentivato dall'anelito di possedere sempre di più. Questo produce progresso materiale in un determinato settore a costo dello squilibrio sociale, l'aumento dell'egoismo e pertanto la dissoluzione dei valori spirituali; essendo il parametro "quello che ho" e non "quello che sono". Quello che l'uomo ha gli fu concesso dal HaKadósh Barúch Hú, e per detta ragione la cosa importante non è quello che abbiamo, dato che quello non si trova sotto il nostro controllo, ma il libero arbitrio consiste nel decidere come lo usiamo: in modo egoistico o altruistico.

Il desiderio di ricevere non può annullarsi, è l'essenza dell'uomo, l'energia basilare che ci muove, poiché egli è il recipiente del piacere. In accordo alla Torá dobbiamo educare il nostro desiderio e dargli la forma corretta: altruismo. In questo modo impariamo a godere facendo il bene e prendiamo coscienza delle necessità del nostro simile; perché la nostra percezione comincia ad espandersi verso tutti gli ambiti della realtà. Solo allora il piano materiale smette di essere l'obiettivo finale, trasformandosi, ora, in un mezzo per il vero risultato: la pienezza dell'uomo.  

 

Torá e saggezze 

 

Ognuna delle differenti scienze, arti e forme di conoscenza esistenti si concentrano su determinati aspetti della realtà umana. Per ciò, dobbiamo distinguere tra la Torá, insieme di principi universali che conducono l'uomo ad equilibrare la realtà spirituale, mentale, emozionale e materiale-sensoriale, e le differenti saggezze che agiscono in aspetti specifici dalla vita. 

Ogni ideologia il cui obiettivo consiste nel neutralizzare individualità, iniziativa e libero arbitrio, si trova in senso inverso alla vera natura dell'uomo.  

Il proposito dell'educazione deve essere aiutare ad oscillare dette tendenze che conformano le caratteristiche umane essenziali in un tutto armonico.  

 

L'altruismo 

 

L'altruismo è l'affanno di procurare il bene del prossimo nonostante il costo del proprio. Unicamente attraverso questo grande sforzo l'umanità può raggiungere la vera giustizia e la sua armonia. L'altruismo è la qualità della cosa completa, la forza attraverso la quale raggiungiamo la nostra Essenza denominata nel linguaggio di Israele HaKadósh Barúch Hú, Fonte Infinita di altruismo senza un pizzico di desiderio di ricevere, poiché da chi deve ricevere?

Il davvero Infinito che c'è nell'uomo, l'altruismo, non si manifesta automaticamente, ma è latente nel nostro interno aspettando che desideriamo e riusciamo a creare le condizioni adeguate per rivelarsi. Questo è simile al talento col quale nasciamo. Ogni bambino viene al mondo con una potenzialità, quello che ha per dare di sé, come il seme che contiene in potenza tutto l'albero ed i frutti che sorgeranno attraverso esso.

Quando la Torá è catturata correttamente raggiungiamo l'altruismo che riesce ad educare l'uomo ad utilizzare la sua potenzialità, il suo talento per il bene. Quando una cultura, una filosofia o una forma di vita genera una percezione parziale della realtà, ignorando i valori spirituali, è destinata a fallire, poiché si basa su parametri fluttuanti che non rispondono alle vere necessità dell'uomo. L'autentica natura dell'uomo e l'unica forma di riuscire la giustizia è attraverso l'altruismo.

 

Un'educazione integrale 

 

La Saggezza della Torá ci propone un sistema che non evade né annulla le necessità esistenti nell'essere umano, ma li armonizza. Il principio generale e mitzvá della Torá è amare il prossimo come sé stessi. È dovere di ognuno aiutare il suo simile a trovare il suo posto e ruolo affinché tanto l'individuo, e per estensione la comunità ed il mondo, riescano a liberarsi della sua dipendenza del desiderio egoistico di ricevere, radice di tutti i mali.  

Il lavoro spirituale consiste nel trasformare il desiderio di ricevere in desiderio di ricevere per dare, altruismo. E come il corpo lotta davanti ad una malattia, allo stesso modo gli uomini, cellule del gran corpo dell'umanità, dobbiamo unirci davanti al nostro nemico comune, l'egoismo, la vera malattia spirituale del mondo.  

L'unica forma vitale di riuscire detto obiettivo è l'educazione, dato che ogni imposizione è contraria alla spiritualità. Però non un’educazione semplicemente intellettuale ed informativa, bensì un'educazione integrale e formativa.  

 

Un nuovo mondo 

 

Quando raggiungiamo l'altruismo rinasciamo in una nuova dimensione. Lì cominciamo una vita superiore, dove realmente siamo, è l'ambito dell'anima, il posto nel quale troviamo la libertà, l'autentica creatività, allora non possiamo ritornare al limitato mondo dell'egoismo dove si perde completamente il senso di sé. 

Lo spostamento dei figli di Israele per il deserto segnala il cammino dell'anima nel suo ritorno alla sua essenza. 

La Torá nell'ottica della Cabalá ci scopre l'autentica spiritualità dove raggiungiamo un altro modo di essere, di transitare per la vita con un senso ed in un piano dove tutto trova risoluzione.

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